Campionato di serie A2 poule promozione – prima giornata di ritorno (giocata venerdì 28 febbraio 2014) - prima parte

Sporting Udine (0v – 5s) – Sesto San Giovanni (5v – 0s) 58 – 65 (20-16; 32-36; 39-54)


LA VITTORIA?

L'avevamo auspicata, invocata, sperata e sognata tutta la settimana e a 15 minuti dall'inzio (vedi http://parliamodibaskete.blogspot.it/2014/02/serie-a2-poule-promozione-prima-di.html), ma questa vittoria non è arrivata.
Non è arrivata nonostante una buona prova di squadra, delle discrete prestazioni individuali e una gran volontà di onorare (a differenza di chi finge di non capire il difficile momento di questa squadra e della società) e di difendere il loro diritto di giocare. Ciò che normalmente viene definito “onorare il campo”. Un'idea vaga che in ognuno di noi poi prende fattezze diverse.
Le ragazze di Udine hanno giocato con impegno, serietà e entusiasmo. Hanno fatto buone cose e cose invece meno efficaci. Hanno sbagliato, si sono smarrite e ritrovate e, più importante, ci hanno creduto.
Hanno giocato con quel bell'atteggiamento di chi ha poco da perdere e molto da guadagnare.
E ciò è sempre bello da vedere.

LA VITTORIA SI COSTRUISCE MOLTO PRIMA DI VINCERE

La vittoria è un fatto che non è scontato per tutti.
O una squadra è nettamente superiore – come Sesto, o come Udine stessa nella prima fase quando vinceva di 30 punti senza faticare – oppure, quando il livello dell'avversario è molto vicino al suo, per vincere una squadra deve iniziare a costruire quella vittoria molto, ma davvero molto, tempo prima di giocare.
La vittoria è un fatto che si costruisce giorno per giorno, scelta dopo scelta, miglioramento dopo miglioramento.
Serve impegno, serve umiltà e serve avere i piedi ben piantati a terra.
Servono fondamenta (da cui i fondamentamentali sportivi prendono il nome) molto solide su cui costruire nuove abilità e capacità.
E sopra di tutto serve qualcuno che abbia le competenze per condurre e far crescere le persone che compongono la squadra.
E' ormai risaputo che le abilità tecniche da sole non sono più sufficienti per essere dei leader.
Ormai serve molto di più. 
Servono le abilità sociali ed emotive che ci permettono di entrare in armonia con gli altri.
Senza queste un leader è solo un capo o un manager.
Senza queste una partita è solo una partita.
E lo sport non può essere solo sport.
Guardate negli occhi una giocatrice se non la pensate così.

MOLTO PRIMA

Udine ha perso prima che Arturi e Zandalassini elevassero Sesto ieri sera.
Udine ha perso la strada della vittoria molto tempo fa. Paradossalmente proprio quando stava vincendo.
Quando vinceva nonostante nessuna giocatrice riuscisse a tenere gli 1v1.
Quando vinceva nonostante le percentuali dal campo fossere basse e i canestri rari.
Quando vinceva nonostante mancasse di un playmaking affidabile e di un gioco efficace.
Quando tutti guardavano dall'altra parte.
Ma questo fa parte della vita.
Ed il bello è che si può sempre cambiare.
I problemi di Udine sono sempre gli stessi.
Ed il tempo per lavorarci e migliorare c'è ancora.
Mancano ancora 3 partite che possono e devono essere 3 vittorie!

COSA FARE?

Recuperare chi nelle ultime due gare era spenta, smarrita e senza energie da condividere con la squadra.
Lavorare sui propri obiettivi individuali.
Ricordarsi che giocare è un privilegio ed una gioia.

IL GIOCO

Giocare a basket è una danza. E' armonia. E' un ballo di grazia e prestanza fisica che appaga i sensi e l'animo.
Ciò amiamo quando guardiamo una partita.
Non è una guerra, una lotta per sopravvivere. Non è quel tipo di sofferenza.
Troppo a lungo è stato insegnato che lo sport è sofferenza e che per raggiungere la vittoria bisogna annientare l'aversario con cattiveria, rabbia ed aggressività.
La competività è molto di più di sterile e fugace furia agonistica.
La grinta è la scintilla iniziale, ma non è il percorso.
Non c'è crescita umana, tecnica e tattica nelle emozioni prodotte dalla lotta per la prevaricazione dell'avversario.
Non c'è e si vede ad ogni livello.
Per vincere davvero serve di più.

DI PIU'

Udine ha giocato dando molto, ma non tutto.
Questo non può essere tutto.
Se lo fosse, dovremmo accettare che più di così non può dare. 
E questo non si può accettare!
Le under Mio, Clemente, Da Pozzo e Cortolezzis hanno fatto molto bene ieri, ma a loro dobbiamo chiedere di più!
Le senior Vicenzotti, Mancabelli, De Biase e Pozzecco hanno dato – chi più e chi zero – quanto avevano da dare, ma non può essere tutto e devono dare molto di più!
Non per noi, per i tifosi, per i parenti ed amici.
Lo devono dare per loro stesse.
Perché solo dando di più si cresce.
Solo dando qual qualcosa che ci costa tanto impegno dare si diventa un po' meglio di quanto non fossimo prima.

LEZIONI

Se giocare uno sport, non ti insegna almeno una lezione al giorno e non ti migliora la volta successiva, allora perché continuare?

ANALISI TECNICA

La pubblicheremo lunedì 3 marzo 2014




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